LA DIVERSITA' E' UGUAGLIANZA

Che differenza c’è tra un viaggiatore e un turista? Ho iniziato a farmi questa domanda il giorno che mi sono ritrovata nella meravigliosa città di Santiago de Compostela, capoluogo della Galizia. Sempre si parla di viaggiatori e di turisti, intesi spesso nella stessa dimensione di viaggio e di esperienza, ma sono veramente entrambi sinonimi dello stesso concetto o sono più semplicemente due parole che racchiudono significati diversi? Santiago de Compostela quest’anno ha visto arrivare il grande flusso internazionale, grazie alla data storica del Giubileo, di conseguenza la presenza di stranieri in terra di pellegrinaggio è stata di gran lunga maggiore. Tra quei pellegrini c’ero anch’io. Insieme a loro mi sono seduta davanti all’austera Cattedrale di San Giacomo a osservare piccoli e grandi gruppi di persone che riassumevano il loro cammino fino lì, in modi completamente diversi: c’era chi sceglieva la musica per esprimere il suo pellegrinaggio, chi la poesia, chi il disegno e la pittura, chi invece la fotografia. All’improvviso tutto il mondo racchiuso in un mondo più piccolo, ammassato tra le piccole e strette strade di Santiago, ognuno con un suo percorso e una sua lingua, ognuno con una sua storia da raccontare e da vivere. È stato in questo momento che mi sono chiesta se tutti noi pellegrini eravamo viaggiatori o turisti, se si potesse veramente confondere le due cose o riassumerle nell’idea del pellegrinaggio: il viaggiatore attraversava l’Oceano per riuscire ad arrivare solo davanti a quella Cattedrale, per sedersi e suonare il suo didgeridoo, rielaborando il suo cammino, chi dall’Australia, chi dalla Cina, dall’America, dall’Europa, in cerca di un po’ di fortuna, di un po’ di solidarietà in un percorso di riflessione personale. Il turista arrivava in famiglia, osservando il mondo pellegrino da una postazione esterna, scegliendo la passeggiata per il centro storico e i ristoranti di gastronomia tipica, piuttosto che la contemplazione di una cattedrale, di una piazza o di un giovane suonatore di armonica. Notare queste piccole differenze è molto più facile ed immediato che avvenga in una città come Santiago de Compostela, poiché la percezione del diverso non esiste, la sensazione dello straniero non nasce come senso di frustrazione o di instabilità, bensì come chiave necessaria per poter camminare in quell’asfalto e riuscire a sentire il cammino interiore degli altri. Che ci sia o meno una differenza sostanziale tra turisti e viaggiatori trova comunque spazio a Santiago, che sceglie di essere teatro di accoglienza per ogni diversità, dando a tutti lo stesso nome di pellegrini. È straordinario come sia possibile captare la comunità e la libertà di espressione che accomuna ogni singola persona che attraversa quelle strade, dal turista al viaggiatore, dallo spagnolo di Madrid al russo di San Pietroburgo, dal giovane al vecchio, dalla cultura rasta all’ideologia punk. Definire quindi quale fosse la differenza tra il turista e il viaggiatore è stato possibile in una dimensione di uguaglianza, dove le differenze le noti, ma ti vanno bene, dove ognuno si sente veramente parte dello stesso mondo, grazie all’atmosfera che si riesce a percepire e a respirare solo a Santiago; non ha importanza se sei credente o meno, se fai un cammino religioso o laico, non esiste obbligo. Ognuno sceglie un percorso intimo proprio da condividere con il mondo intero. E poter vivere questo è stato un successo.

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