IL BLUES NASCOSTO DEI TILLAMOOK

Chi l’avrebbe mai detto che a Trieste esistono dei talenti del blues?
Fino ad ora la pubblicità tra i giovani universitari – non triestini - per il divertimento notturno e per la ricerca di buona musica si è fermata al “Viale 39”, “Round Midnight”, “Duke” o ai vari circoli privati come l’Arci, il Tetris e il vecchio Etnoblog, i quali offrono sia musica live, reggae, ska, Hip Hop, R&B, sia musica da discoteca, coinvolgendo così le piccole, grandi masse universitarie oscurando tanti altri luoghi di ritrovo. Per esempio c’è il “Vecio Canal”, ristorante e pub in piazza Ponte Rosso, dove spesso gruppi triestini suonano il giovedì sera, o il “Leeroy pub”, ristorante e pub irlandese vicino al viale XX Settembre, nel quale ho avuto la fortuna di incontrare i Tillamook.
Le uniche cose che avevano attirato la mia attenzione sono state la particolarità del nome - ripreso da una città degli Stati Uniti, chiamata così per la presenza dei nativi d’America in una contea dell’Oregon -, e il fatto che suonassero blues-rock in un pub irlandese, il Leeroy appunto. Sono rimasta piacevolmente stupita dall’originalità dei pezzi: cover di Tom Waits e testi propri, padronanza dello stile rock-blues anni ’60 inconfondibile grazie alla presenza dell’armonica - suonata dal cantante Manlio Milazzi accompagnato dal basso di Gianpiero DeCandia, dalla batteria di Andrea Dostuni e dalla chitarra di Max Scherbi.
Tutti i componenti del gruppo sono originari di Trieste, suonano insieme da tre anni e come modello hanno vari gruppi a cui si rifanno, come i Paul Butterfield Blues Band, Morphine, Black Sabbath, Tom Waits, James Cotton ecc. Hanno avuto diverse uscite importanti tra cui in Croazia, in un locale chiamato “ Purgeraj” a Zagabria, molto rinomato nel luogo per la musica jazz, blues e rock. Ma l’occasione più importante per la loro carriera è stata sicuramente il festival di Parma, nel 2008, dove hanno vinto le selezioni del “Rootsway Food and Blues” come migliore band italiana: il premio sono state le finali a Memphis, negli Stati Uniti. Da questo momento i loro obiettivi e le loro aspettative hanno iniziato a crescere, tanto che hanno pensato di creare un demo, grazie anche alla presenza del produttore Lorenzo Fragiacomo, il quale li ha seguiti con costanza per tutto il periodo.
Nel corso degli anni hanno sviluppato un grande talento, specializzandosi sul blues, grazie anche al fatto che la maggior parte dei componenti del gruppo ha una formazione musicale londinese. Scrivono testi prediligendo il tema sociale e, a volte, prendono spunto da esperienze personali, metaforizzandole con aspetti onirici e visioni: si rifanno a tutto ciò che gli regala un’immagine e ne creano poi un testo. Lontanissimo dal loro modo di concepire la musica è l’aspetto commerciale, che non traspare né dai loro testi, né dalle basi musicali - per nulla pop -, né dallo stile scelto. Si basano su un concetto di “solismo”: “Noi creiamo musica per musica,” dichiara Manlio, “è l’unico metodo per vedere quanto la gente ti segue nel percorso musicale che fai nel corso della serata, cosa che in Italia si sta perdendo per privilegiare musica commerciale e di facile ascolto”.
Infatti, già in America il loro genere era piaciuto perché considerato interessante e alternativo, cosa che in Italia invece, in alcune delle loro serate, non sempre è stato apprezzato dalle giovani compagnie, perché come dice ancora il cantante: “La cultura della musica live si sta perdendo, i giovani non sono più abituati ad ascoltare un pezzo di chitarra o di armonica dal vivo, non riescono a percepirne l’essenza, oltre al fatto che non viene fatta la giusta pubblicità in una città come Trieste, che ha veramente tanto da offrire ai giovani musicisti emergenti e ad un possibile pubblico”.Sicuramente sono dei musicisti che sanno cosa vogliono, cosa cercano e che cosa si aspettano dalla loro musica, che a quanto pare, viene messa al primo posto nella classifica dei loro valori di gruppo. Al punto tale da non essere ancora mai caduti nell’affascinante ragnatela del semplice successo, che richiederebbe un sacrificio troppo alto per i Tillamook: tradire il blues - e insieme alla madre di tutta la musica moderna - anche tutto il loro pubblico.

Per saperne di più potete visitare i siti: www.myspace.com/tillamookband e www.youtube.com/tillamookband


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