GIORGIO PRESSBURGER, SULLA FEDE

Conosco Giorgio Pressburger da diverso tempo. Ho avuto il piacere di conversare con lui e di apprendere che la sua cultura non è solo ed esclusivamente letteraria, ma spazia in tutti in campi del sapere. Veramente, con Giorgio Pressburger si può piacevolmente parlare di tutto. È nato a Budapest e vive in Italia da quando aveva 19 anni. Si è diplomato in regia all’Accademia d’Arte Drammatica di Roma, dove ha poi insegnato. Ha tenuto corsi di teatro alle Università di Lecce e di Roma e all’Istituto Nazionale del Dramma Antico. Ha lavorato alla RAI e dal 1998 è stato Direttore dell’Istituto Italiano di Cultura a Budapest. Ha scritto sia racconti che romanzi vincendo il Premio Viareggio nel 1998 con l’opera La neve e la colpa. Ha elaborato e scritto testi per radio e televisione, inoltre ha firmato la regia di molte opere, vincendo numerosi premi. Ha curato la regia di opere liriche e di operette, realizzate per importanti teatri italiani e stranieri. Ha lavorato anche nel cinema e dal 1991 è stato direttore artistico e coordinatore permanente del MittelFest (Cividale), festival di prosa, musica, poesia, arti visive e marionette dei paesi del centro Europa. Tra le varie sue opere, Giorgio Pressburger ha scritto un saggio dal titolo Sulla fede (edito da Einaudi), di cui vi voglio darvi un assaggio. In questo piccolo saggio l’autore ci dice che siamo condannati ad avere ‘fede’, se vogliamo vivere. Pressburger qui ci spiega che cos’è la fede, ci dice se è un sentimento innato o un prodotto dell’ educazione. Lo scrittore, tra dubbi e tormenti cerca i segni della propria fede, mettendo a nudo la sua esperienza, scardinando certezze e false ipocrisie, entrando nelle pieghe più nascoste della mente umana. Per ricostruire la genesi della ‘disperazione della fede’ il discorso di Pressburger indaga le paure infantili, le menzogne dell’età adulta, l’illuminazione della grazia, e attraverso il sostegno di molti compagni di viaggio - da Dostoevskij a Kafka, dalla beata Angela da Foligno a Immanuel Kant - si trasforma in un serrato confronto con la questione del male e della sofferenza.

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