THIS HAPPENS ONLY IN ZAGREB - THE NATIONAL

Si presentano a Zagabria con il massimo delle aspettative i The National, complesso rock originario di Cincinnati (Ohio), che ritorna nella capitale croata per il tour del loro ultimo album: High Violet. è semplicemente un successo, entrato nella top ten di mezzo mondo, apprezzato dalla critica, porta il loro rock malinconico ed intellettuale alla ribalta della scena internazionale inanellando sold out; tra questi vi è anche il concerto di Zagabria, organizzato per l’occasione al Boćarski Dom il 14 novembre 2010. Complice un ritardo al confine con l’Ungheria il gruppo arriva in ritardo facendo attendere in fila i tremila fans che possono entrare nel locale solo dopo un’attesa che dura tre quarti d’ora rispetto all’orario prestabilito. L’attesa in fila e l’ingresso in ritardo impediscono la partecipazione di buona parte del pubblico al concerto del gruppo di apertura: i Phosphorescent, gruppo country-rock americano che ben figura di fronte ad un uditorio disattento e per lo più impaziente di ascoltare i The National. Da qui il palco con scenografia volutamente scarna, un enorme telone bianco illuminato di un viola tenue, gli strumenti rigorosamente al loro posto, la musica di sottofondo e… l’attesa. Il pubblico rumoreggia, acclama a gran voce ed intanto continua ad aspettare mentre i minuti passano interminabili. Dopo un’attesa di venti minuti il complesso si presenta sul palcoscenico tra il tripudio dei fans; il quintetto statunitense, dove spicca il cantante/baritono Matt Berninger ed i fratelli Dessner, viene ampliato con due fiati che portano a sette il numero di persone sul palco. Inizio con il brivido: la lenta e commuovente Run Away scioglie il pubblico che la canta in sincronia e accompagna le pause della canzone con sonori applausi; il proseguo è un alternarsi di tracce nuove e vecchi successi che continuano ad essere intonati costantemente dal pubblico che riesce a colpire il complesso inaspettatamente sorpreso da tale partecipazione; si susseguono Mistaken for Strangers, Bloodbuzz Ohio, Slow Show, Sorrow… giusto per citare le più importanti. Il cantante, che si alterna tra microfono e calice di vino bianco (senza però pregiudicare la prestazione) continua a ringraziare sempre più complice con il pubblico: cit.”Probably we have more fans here than in Ohio” (probabilmente abbiamo più fans qui che in Ohio). Il concerto continua a salire di tono, l’energia non stenta a diminuire, anzi aumenta: Apartment Story, poi Abel con il ritornello strillato, la riflessiva England, il successo Fake Empire in un tripudio di luci e braccia alzate, poi Available e Cardinal Song… : cit. This happens only in Zagreb! Luci spente. Il bis è scontato, il gruppo si ripresenta dal pubblico che mai come in quel momento è stato suo; prima Start a War, poi passa alla melanconica All the Wine ed infine l’altalenante Mr November. E’ inutile ricordare le voci che continuano ad accompagnare il complesso. Luci spente. Di nuovo. Di nuovo il pubblico che acclama.
Di nuovo il gruppo che torna sul palco. La performance di Terrible Love si avvicina alla perfezione con il progressivo incalzare della canzone che porta il grado di condivisione palco/uditorio a livelli inverosimili. Poi, qualcosa di unico, qualcosa di veramente emozionante. Via gli strumenti, via il microfono, arrivano due chitarre acustiche ed i componenti del gruppo si compattano al centro del palco: “Ora noi avremmo bisogno di silenzio e del vostro aiuto a cantare questa canzone”. Incominciano a intonare la tristemente splendida Vanderlyle Crybaby Geeks accompagnati da tremila voci. Quattro minuti da brivido. Il pubblico di Zagabria, il pubblico che parte dai teenager e arriva ai sessantenni, il pubblico che è stato coprotagonista di una performance straordinaria omaggia con un lungo e caldo applauso i The National e spera di poterli ritrovare al più presto.

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