Chi l’ha detto che i locali notturni, come bar e pub, permettono solo il divertimento sfrenato con musica altissima e fiumi di alcool? Normalmente l’immaginario comune riflette l’idea di “divertimento notturno” sui decibel che i dj concedono alle loro casse, magari accompagnati da una buona dose di cocktails per reggere meglio; ma a volte c’è anche l’eccezione che conferma la regola. A Trieste il bar Naima, conosciuto sicuramente dalla maggior parte dei giovani triestini e non, ogni due martedì al mese organizza una serata/nottata dedicata alla lettura. L’evento si chiama Sciampo, nasce nel 2003 come volontà di sdrammatizzare la “serietà letteraria” dei circoli intellettuali, molto diffusi a Trieste: chi vuole si siede sulla seggiola rossa da barbiere – da cui si rifà il nome dell’evento – e con un microfono puntato di fronte, si cimenta nella lettura “sdrammatizzata” di prosa o poesia propria o di testi di scrittori illustri. Nel 2003 Sciampo era un evento di intrattenimento nato per rompere le regole tra i giovani clienti affezionati al Naima, i quali hanno permesso la continuità dell’appuntamento letterario per due anni consecutivi: come una piccola grande famiglia, il Naima era diventato la roccaforte e il rifugio di moltissimi, un luogo di ritrovo dove l’arte, la serenità e la musica jazz concedevano un momento di sollievo; un bar di divertimento per chi ricercasse leggerezza, un luogo di riflessione per chi volesse meditare, un terreno di incontri per chi preferisse socializzare.
Ma come tutte le belle cose, se non vengono alimentate, rischiano di morire lentamente: anche Sciampo era caduto nella rete della routine, dentro un senso di abitudine a qualcosa che sembrava non invecchiare mai, tanto che per due anni è stato messo da parte, ma non dimenticato. Grazie alla presenza di Lorenza, barista del Naima e assidua sostenitrice di Sciampo, si è deciso di riprendere l’iniziativa per ricordare la memoria di questa ragazza, adorata da tutti i clienti e “sciampisti”, dopo la sua tragica scomparsa a causa di un incidente. Il Naima all’improvviso si è ritrovato senza la sua colonna portante per le serate di Sciampo, senza la più solare sostenitrice di ogni lettura, che trasmetteva con gioia a tutti i presenti e partecipanti; di conseguenza, i figli del Naima hanno sentito l’urgenza di renderle omaggio attraverso la memoria, facendo diventare Sciampo il suo stesso ricordo.
Ancora oggi gli “sciampisti” sentono forte il richiamo mensile di quelle letture, ne cercano la presenza per parlare a Lorenza, per dimostrare alla piccola famiglia del Naima che Sciampo ha trovato un nuovo senso nel suo piccolo grande circolo di scrittori sciampisti. Alcuni presentano pezzi di racconti, di uno stile ricercato, intrecci di dialoghi, discorsi in dialetto triestino o in lingua italiana, altri propongono le proprie poesie, psichedeliche e immediate, altri ancora scelgono come protagonisti grandi scrittori, come Baudelaire, Blake, Lorca, alcuni invece intrecciano parole e musica, con intermezzi di sassofono, chitarra o armonica, il tutto accompagnato da un continuo via vai di persone che entrano ed escono, chi per assistere a Sciampo, chi per bere qualcosa con un sottofondo di parole che rimbombano in tutto il locale.
Sciampo è libertà d’espressione, una nuova forma d’arte che concede spazio a quegli scritti rimasti chiusi nel cassetto per anni, è il talento umano in una dimensione ironica, semplice e coinvolgente, in cui qualunque parola scritta prende valore su una sedia da barbiere, e la teatralità vocale diventa portavoce dell’intimità del singolo lettore. Chiunque è il benvenuto a prendere posto sulla sedia rossa, ogni timbro diventa parte della storia di questo sfuggente e schivo “movimento letterario”: quindi spargiamo la voce tra i tanti talenti presenti a Trieste, a tutti quelli che vorrebbero poter legger qualcosa di proprio, senza, però, troppo impegno né ansia da prestazione, magari con un bicchiere in mano per darsi coraggio e avendo attorno una buona squadra di amici e sciampisti, pronti ad ascoltare un pezzo nuovo.
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