JIM GOLDBERG A PORDENONE


Pordenone – la piccola provincia del nordest italiano ha aperto a novembre ParCo, Galleria d'Arte Moderna e Contemporanea. Due gli spazi espositivi dedicati all'arte moderna e contemporanea, rispettivamente la Galleria Armando Pizzinato all'interno del Parco di Villa Galvani ospitante fino al 30 gennaio la mostra Corrado Cagli e il suo magistero; e gli Spazi Espositivi di Via Bertossi, attaulmente assediati dall'opera di Jim Goldberg visitabile anch'essa fino al 30 gennaio. Stupisce positivamente e se ne rallegrano i visitatori, ParCo è una realtà che mancava ed ha cominciato con urto non inascoltabile. Siamo forse poco abituati nel nostro paese a frequentare con una certa regolarità musei, esposizioni temporanee, teatri, monumenti e quant'altro, ci spaventa credo la possibilità di ritrovarci spiazzati in un'assenza di tempo che ci costringe a guardare, che ci offre la mano per riflettere, per osservarci all'interno di un'immagine, per ritrovarci spiazzati difronte all'incomprensibile difficoltà di espirmersi a parole. Volendo essere sinceri e riprendendo le parole del noto Friedrich Nietzsche "l'arte ha più valore della verità" e in quanto tale non le si sfugge. O meglio, ci adoperiamo in tutti i sensi, come formichine laboriose, a istituire idee stabili, definizioni alle quali riferirci e luoghi nei quali trovarci a nostro agio, ma questo senso di verità è talvolta non sufficiente, ci rendiamo conto che abbiamo bisogno di altro. Se per caso troviamo il momento di abbandonare tutte le nostre struttre quotidiane, la nostra corazza tartarugata del lavoro, del ruolo sociale che ci trasciniamo dietro come effige non svalutabile, lì allora si apre la possibilità di trovare un tempo e uno spazio per se stessi. L'esposizione su Jim Goldberg, per esempio, ci trascina in questo istante di perdizione attraverso gli occhi di uomini che hanno sofferto, che soffrono, o che semplicemente vivono le loro vite al limite dell'esistenza. La mostra nasce dalla collaborazione tra il Comune di Pordenone e MagnumPhotos di Parigi e offre una densa panoramica, ben articolata, dell'opera del fotografo americano. Nell'obiettivo di Jim Goldberg pensiero e azione si fanno tutt'uno rivelando epifanie di sguardi turbati, disadattati, disagiati, violentati, annoiati, persi, stanchi e pensanti. Il suo occhio ritrae con passione e disincanto la realtà che gli si presenta con un gesto privo di sovrastrutture, vuoto di pregiudizi e moralismi. Quasi con gesto d'epoché, Goldberg trasferisce la sua coscienza nel mondo per farle imprimere e vivere il fenomeno presente se non perchè presente, fenomeno che egli si ritrova ad osservare privo di giudizio, fenomeno che affera e lavora per lasciarlo parlare da sè nell'immagine.


Così il progetto Rich and Poor che, pubblicato in forma di libro nel 1985, riunisce una serie di fotografie che ritraggono differenti soggetti nelle loro case, nella loro quotidianità più o meno insolita, accompagnati da pensieri che loro stessi esprimono nel vedersi riflessi; per esempio "I keep thinking where we went wrong. We have no one to talk to now, however, I will not allow this loneliness to destroy me,— I STILL HAVE MY DREAMS. I would like an elegant home, a loving husband and the wealth I am used to. Countess Vivianna de Bronville." Del 1995 è invece il lavoro Raised by Wolves che raccoglie immagini di giovani ragazzi senza casa della California; immagini ruvide e taglienti che lasciano da parte falsi moralismi e con obiettività d'artista fanno affiorare quella solitudine assordante che le grandi città americane offrono. Open See è parte del progetto New Europeans del 2007 e si spinge ai limiti della società, ritraendo uomini, donne e bambini che vivono momenti e luoghi prossimi alla morte: guerre, violenze, povertà, malattie ... ma sono anime che tentano di sfuggire dalle loro vite indesiderate, sguardi tesi verso orizzonti nuovi, verso possibilità diverse, verso il desiderio di cambiare il proprio presente. Una mostra che graffia quella di Goldberg ma che apre gli occhi sulla realtà, anche quella che preferibilmente rifiutiamo perchè effettivamente buca lo stomaco, spaizza e fa sentire a disagio. Una visione sul mondo che oggi ci circonda, un frammento di un discorso ancora da terminare ma che ci appartiene. E allora perchè non perdere un pò di questo prezioso tempo a farsi spiazzare, a farsi togliere dal punto d'equilibrio che ci sostiene quando camminiamo per la strada?

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