Se qualcuno ha messo da parte il folk e la musica cantautorale forse ora è il caso di ritornare sui propri passi.
Kristian Matsson è in arte The Tallest Man on Earth, l’uomo più alto della terra che, partendo da Dalarna, ha conquistato a suon di tour gli Stati Uniti e la critica libera; merito soprattutto della sua voce, della sua chitarra e al successo dei suoi due ep (l’omonimo The Tallest Man on Earth e l’ultimo Sometimes the Blues is just a Passing Bird) ma anche dei due album Shallow Grave e The Wild Hunt.
La musica, le melodie e gli arpeggi dell’artista svedese riportano al Bob Dylan dei primi anni ma interpretati in chiave attuale grazie a una voce ancora più acuta e una capacità musicale sopraffina.
Il tour che segue l’uscita del suo ultimo ep lo porta per la prima volta in Italia il 25 maggio 2011 all’Hana-Bi di Marina di Ravenna, locale estivo situato al bagno 72 della stessa località e dotato di una struttura a pochi passi dal mare in grado di coniugare concerti di qualità, servizi balneari, ristorante, servizio bar e iniziative culturali e musicali.
Di fronte ad un pubblico giunto con largo anticipo da tutto il nord e centro Italia, aprono il concerto i Francis, gruppo anch’esso svedese con sonorità indie pop che si rivela una piacevole sorpresa riscaldando la serata in attesa dell’ospite principale.
Dopo il consueto momento di pausa tra un gruppo e l’altro e l’incitamento del pubblico presente, arriva finalmente il cantautore svedese sul palco accompagnato da urla e applausi che si confondono con una canzone in lingua svedese che introduce l’ingresso dell’artista in scena.
Si parte con I Won’t be found, uno dei pezzi più ascoltati del primo album, che incarna le melodie dell’artista svedese e ne mette in risalto le doti tecniche ma anche interpretative… la voce e la chitarra sono perfettamente affiatate e l’artista si muove da una parte all’altra del palco danzando e avvicinandosi per poi allontanarsi al pubblico.
Nel proseguo il cantante propone numerosi pezzi dei suoi due album e alcune canzoni del suo ultimo ep; l’interpretazione è sempre perfetta mentre l’artista difficilmente riesce a restare in nella stessa posizione per qualche minuto, è un via vai continuo, prima si sposta verso la parte destra del palco, poi si siede, si rialza e così via. I maggiori successi si susseguono: The Gardener è indimenticabile, King of Spain la più acclamata mentre The Dreamer la più melodica. La scelta della scaletta premia tracce più riflessive e romantiche escludendo però le ben famose The Wild Hunt e Burden of Tomorrow dell’ultimo album. Durante il concerto il cantante, oltre a cambiare chitarra a seconda della canzone, esegue alcune tracce assieme ad un batterista e un bassista dimostrando che, in chiave futura, l’evoluzione musicale dell’artista potrebbe portare verso un arrangiamento che potrebbe passare dalla sola chitarra verso qualcosa di più elaborato.
Il cantante saluta il pubblico con un duetto nella romantica Thrown Right at Me, ma rientra in scena per l’acclamato bis: prima The Drying of the Lawns e poi una Kids on the Run in versione banjo chiudono il concerto tra le odi e gli applausi di un pubblico numeroso che è rimasto piacevolmente ipnotizzato dalla voce e dalle danze dello svedese più alto della terra.
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