Che si fotta la bella scrittura.
Quando la vita non è illusione, ma tatto, atavica
sensazione, primordiale dolore.
Asciugo il piede per reimmergerlo nella pozza. Umida, calda,
protezione.
Veniamo tutti dall’acqua.
Quant’acqua c’è nella
vita.
Nostalgia.
Nostalgia di madre.
Ovunque, chiunque si trascinerà dietro una mancanza
fantasma. Mamma.
Com’era caldo e unico l’universo di quella capanna. Utero.
Ce lo ricordiamo tutti, prima o poi.
Un istante.
Un piccolo tempo.
Tutto là. Vista, morte, coito, calore, dolore, dolore.
Primo errore dell’umanità è la sua nascita, la casa di
bambole in cui s’è incatenato. Mendace, uomo.
Amore.
Esiste?
Istinto di ritorno all’inizio. Istinto d’eternità. Illusione
verace.
Tutto là.
Amore, ti amo. Muori e godi con me.
Non è una lingua, una metrica fra me, te, lei.
Quello, il respiro che insieme lega.
Se ne dimenticano tutti, prima o poi.
La prima incoscienza che rende l’uomo peggiore di un atomo.
Ti amo.
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