Au Revoir Simone sono tre ragazze americane di Brooklyn che covano un rapporto speciale con le loro tastiere malinconiche, capaci di evocare stranianti dimensioni da sogno e campi sterminati. Nascono nel 2003 grazie a una casuale conversazione in un treno diretto a New York City tra Erika Foster e Annie Hart che scoprono di desiderare entrambe un gruppo musicale formato unicamente da tastiere. Di ritorno dalla gita fuori porta nel weekend, le due cominciano ad incontrarsi regolarmente e amichevolmente nelle loro case, finché si unisce a loro la terza del gruppo, la signorina Heather D’Angelo, dando il via al magico trio delle Au Revoir Simone. Il loro amore per la musica ha dato presto vita a creazioni estemporanee prodotte da tastierine Casio, vecchie drum machine e il Mini-Moog, e dopo varie esibizioni di stile immaginario-retrò nel 2005 sono uscite col loro primo album Verses of Comfort, Assurance Salvation. Del 2006 è invece The Bird of Music seguito da un tour animato negli Stati Uniti, Canada e Europa.
Lo spirito che anima la loro ricerca musicale si insinua tra le pieghe meno prevedibili delle sonorità metalliche e dell’elettronica emozionale ma raffinata. L’eleganza che risulta dal connubio delle tre tastiere, di una batteria e delle tre voci alienanti delle Au Revoir Simone stupisce per la semplicità con cui trasportano entro mondi di cartapesta, lungo boulevard ottocenteschi, rotolando a perdifiato su colline fiorite. Il coinvolgimento sognante che ne deriva è sicuramente dettato dalla capacità delle tre fanciulle di catturare quanti più suoni possibili e sfumature inaspettate senza lasciarsi prendere da virtuosismi eccessivi. Il loro ultimo nonché riuscitissimo terzo album Still Night, Still Light (Moshi-Moshi 2009) è un ulteriore salto nel vuoto di atmosfere retrò e oniriche, cosparso di un sound elettronico synth-pop oscillante tra nostalgiche vite mai vissute, spensierate rime da cantarsi saltando sopra un letto, e calde e soffiate melodie con cui coccolarsi. Il mondo che cantano Au Revoir Simone è popolato ugualmente da un triste sguardo volto ai tramonti e da una felicità sottile per le piccole cose, la genuinità e nudità femminile umana si riscopre qui in perfetta sintonia con gli artefatti e la tecnologia moderna.
La base strumentale è nel suo stile molto essenziale, arricchita elegantemente da tre dolci voci extra-terrestri che accompagnano lontano dai dispiaceri quotidiani, le armonizzazioni ricordano le atmosfere dei favolosi anni ’60 pur sempre fedeli al background indie contemporaneo, magicamente amalgamato in fiabesche ironie. Pensando a delle influenze musicali che possono aver ispirato ed educato Au Revoir Simone affiorano alla mente Modest Mouse, Stereolab, Mountain Goats, Louis Prima e Pavement, ma anche Beach Boys, Bjork, Bowie, e Billie Holiday. A proposito la rivista britannica Mojo ha detto di loro "Au Revoir Simone is a delicious streak of melancholy that evokes Pet Sounds, mid 70’s art rockers Robert Wyatt and Eno and post-punk miniaturists Young Marble Giants”.
Stupisce per altro il forte legame che questo gruppo un po’ retrò un po’ immaginario intrattiene col cinema, cui sembra in qualche modo esser legato fin nel profondo. Il grande regista David Lynch ha detto di loro “innocent, hip and new” e ha riconosciuto il loro album come uno dei migliori degli ultimi cinque anni. Non solo le loro canzoni compaiono nelle opere del suo scolaro Justin Theroux (sì, proprio quello di Mulholland Drive e Inland Empire) ma le ha anche volute per uno spettacolo alla Fondazione Cartier di Parigi dove ha creato per loro il teatro di “Eraserhead”. Lo stesso nome Au Revoir Simone è tratto dal libro di Tim Burton Pee-Wee’s Big Adventures.
Per farsi un’idea della dimensione fantastica cui da vita questo gruppo tutto al femminile non perdete tempo a curiosare il loro sito, graficamente molto bello e semplice da interagire, che ospita anche qualche brano dal nuovo album: www.aurevoirsimone.com. Ma linkiamo anche questo simpatico video da youtube.
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