PENSIERI A PARIS

Mi trovavo a Parigi. Pensai che non potevo lasciare la capitale della Francia senza essere salito in cima alla famosissima Torre. Dopo una lunga attesa in fila con molti altri turisti, arrivato in cima, cominciai ad ammirare il paesaggio che da quell’altezza dominavo - sembrava di volare. Era uno spettacolo romantico ed emozionante. Poi però, mi guardai attorno. Vidi che ero l’ unico a non avere al mio fianco qualcuno. Meglio, qualcuna con cui condividere quello spettacolo. Fu allora che, improvvisamente, ciò che in un primo momento per me era bello, divenne insopportabile. Direi malinconico.
Certamente così non fu per gli altri turisti, che a differenza di me erano accompagnati da qualche cara persona. Il Bello si mostrava a me con un volto nostalgico ed intimo mentre, in quel preciso momento, i boulevard “chiassavano” per la gran festa ed i pittori di strada tingevano i bagliori della Senna. Il n’est pas possible!
Ma esistono anche delle bellezze quasi “oggettive”, indistruttibili, capaci di farci cadere nella più seducente sindrome di Stendhal. Perdendomi per i corridoi e le sale del Louvre, feci conoscenza con la signora Lisa, “Gioconda”. Si trattava di un’ opera delle dimensioni di 77 x 53 cm, dipinta su un’unica tavola di legno di pioppo tenero. Nell’Ottocento divenne icona dell’ ideale femminile, simbolo della bellezza assoluta e dell’immortalità. Nel Novecento divenne invece oggetto di scherno e di derisione feroce. Il furto del dipinto nell’agosto del 1911, seguito da titoli sulle prime pagine dei giornali e dalla sua assenza dal museo per due anni, non fecero che accrescerne la fama, fino ad allora rimasta confinata nei circoli letterari ed artistici. Il dipinto non è stato mai finito. Non sono finite le due mezze colonne visibili ai lati della donna, il parapetto e parte del paesaggio a sinistra - dove appare il colore rosastro della preparazione. Così come non finite sembrano le dita della mano sinistra, di cui si intravedono varianti nella posizione più o meno piegata. Anche il dito indice della mano destra mostra un pentimento nella larghezza e nel suo disegno. Mi torna alla mente che a caratterizzare la personalità del Grande Maestro, durante la sua lunga vita, era l’iniziare un lavoro senza però portarlo a termine. È con questo ricordo che vi saluto affettuosamente, non terminando l’articolo che avete avuto la grazia di leggere. Ho deciso di imitare un genio che era solito dipingere paesaggi che davano l’impressione di essere visti o immaginati dall’ aereo…

Cicero Bertoli

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