LA BALLERINA DEL GAI-MOULIN

Tempo d'estate. E non c'è niente di meglio che restare sotto l'ombrellone a leggere un libro. Soprattutto se questo è un giallo che tiene incollati alla sdraio. Ecco perché La ballerina del Gai-Moulin (Adelphi) - ma sarebbe potuto altresì essere Il porto delle nebbie, oppure Maigret e l'uomo della panchina perché ogni “inchiesta di Maigret” è avvincente, meglio, ogni Simenon è un piacere a leggersi. Lo scrittore belga - che aveva l'abitudine di chiudersi in una stanza per una settimana uscendone poi con un romanzo bell'e pronto - è stato uno dei più prolifici scrittori del secolo appena trascorso, diventando autore di numerosi romanzi e racconti, siano questi denominati gialli, noir, romanzi popolari, d'appendice o psicologici. Dongiovanni dall'inguaribile passione per le pipe, la popolarità di Simenon è dovuta soprattutto al suo personaggio più celebre, il commissario Maigret, che si dimena per settantacinque romanzi e ventotto racconti alla ricerca della verità. La domanda che il commissario (simile a Simenon?) si pone nelle sue avventure è: “Perché è stato commesso l'assassinio? Cosa ha portato il personaggio al gesto estremo?” I personaggi descritti sono persone semplici, piccoli uomini appartenenti alla media borghesia che si ritrovano in situazioni drammatiche che il destino impone loro, e queste ombre che si aggirano per le pagine spesso sono tratte dalla vita di Georges Simenon, a riprenderne balzachianamente la “commedia umana”.
Con una scrittura semplice e diretta derivata dalle sue giovanili esperienze giornalistiche, un linguaggio amato da François Mauriac e André Gide, Simenon ci svela davanti agli occhi la città quale naturale scenario dell'uomo moderno, sia essa la natale Liegi o l'adottiva Parigi: la pioggia, i caffè, i locali notturni, gli alberghi e le strade vengono tratteggiati brevemente per far rivivere al lettore l'atmosfera e il sentimento che percorre lungo tutta la trama dell'opera.
L'indagine perde la naturale caratteristica poliziesca per divenire ricerca psicologica nell'intento di sondare alcuni movimenti dell'esistenza; il dramma da ricercare non resta circoscritto all'atto estremo, ma diviene semplicemente l'acme di un discendere dell'uomo verso il baratro, lì dove deboli uomini si lasciano trasportare spinti dalle passioni come piccoli Raskol'nikov. Ed è per questo immergersi nel dedalo delle pulsioni umane che i romanzi dello scrittore belga superano la normale etichetta di “giallo”. Al pari di altri scrittori - quali Camilleri o il “pasticciaccio gaddiano” -, Simenon assume l'intricata struttura del romanzo poliziesco, teso a rimettere assieme i pezzi di una realtà che si offre in frammenti, per metaforizzare l'esperienza del conoscibile. Così in questo La ballerina del Gai-Moulin, siamo trasportati nelle relazioni che intercorrono tra il giovane Jean Chabot, madido e livido per i sensi di colpa che la sua coscienza non sa sostenere; l'amico René Delfosse, viziato bamboccio teso alla ricerca di piacere; e la baudelairiana Adèle, ballerina dal corpo burroso. Nel locale notturno Gai-Moulin, tra personaggi misteriosi, greci e spie internazionali, avranno origine e si dipaneranno le relazioni in un'imprevedibile finale.

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