JANIS JOPLIN: LA MEMORIA DI UNA SOFFERENZA BLUES

"Buried alive in the blues". Questo l’ultimo grido straziante che quarant'anni fa Janis Joplin ha lasciato scritto sulla sua tomba. Da poco la grande storia del rock degli anni ’60 aveva assistito incredula alla scomparsa di Jimi Hendrix, avvenuta solo dieci giorni prima della morte della regina bianca del blues. L’America degli hippy e degli amanti della musica rock si ritrovava all’improvviso senza i suoi grandi pilastri che l’avevano guidata verso la vetta universale di una storia vissuta ancora oggi da milioni di giovani in cerca di un nuovo contatto con quel passato rivoluzionario.
Janis Joplin, l’angelo inquieto sul palcoscenico della sua vita, è stata trovata il 4 ottobre 1970 nella stanza di un motel di Hollywood, uccisa dalla sua ultima dose di eroina, sua compagna fedele nell’evasione della sua quotidianità frustrante. Erano gli anni degli hippy, della ricerca della pace, della lotta contro i dogmi sociali, contro la guerra e le repressioni umane, era il momento del rock, che inconsapevolmente aveva rivoluzionato dalle radici il sentire comune di un’intera popolazione di giovani alla deriva, alimentando i loro sogni e ideali per la scoperta di un mondo migliore. Janis faceva parte di questa folla. Incastrata nelle briglie del suo passato, lascia il Texas all’età di 17 anni per realizzare i suoi sogni, guidata dal mito di Bessie Smith, suo modello di vita.
Dopo le prime esibizioni, si stabilisce per qualche anno a San Francisco nei primi anni ’60, qui entrerà a far parte del gruppo dei Big Brother, che in quel periodo cercavano una vocalist femminile e scelsero lei, per le sue doti già ampiamente riconosciute. Con la fusione dell’acid-blues della band e lo stile personale di Janis, la California apre le porte alla voce più imponente della storia del rock.
Aveva un graffio struggente, una fusione di miele e ruggine che faceva impazzire il popolo americano con le sue interpretazioni singolari e strazianti di pezzi blues. Il successo arriva con il primo disco Big Brother and the Holding Company, che segnò la svolta della sua carriera nell’esibizione di New York, ben accolta da parte della critica. Lascerà il gruppo per dedicarsi alla vita da solista, che nel 1968 la vede protagonista del suo secondo album, Cheap Thrills: le si apriranno le porte verso un successo non solo musicale, bensì universale, a tal punto da essere considerata una sex symbol di quegli anni, messa al pari dell’immagine conquistata dalla stravaganza di Jim Morrison e Mick Jagger, Janis sarà considerata una bellezza disfatta, perfetta icona di quegli anni preziosi. Successo, riconoscenza, pubblico e musica erano le sue roccheforti nel sussurro inquietante della sua disperazione, Janis Joplin cantava la sua costante condanna attraverso le note più struggenti di un blues eccitante, usava la sua voce come arma di difesa per la sua timidezza, ricercava sollievo e pace nella droga e nell’alcool, testimoni fedeli della sua disfatta. Woodstock aveva avuto l’onore di averla come dea su un palcoscenico di ideali, conquistati dalla forza divina della sua voce, nelle strofe di Piece of my heart, il suo cavallo di battaglia, interpretato come un urlo di guerra e diventato poi caposaldo nel ricordo dell’evento del '69.
È stata considerata la più grande cantante bianca di blues, la critica impazziva per il suo timbro, i giovani cantanti emergenti la sceglievano come emblema dei loro obiettivi, così Janis Joplin ha conquistato un’intera generazione, urlando al mondo la sua disperazione senza chiedere niente in cambio, senza pretendere aiuto, senza cercarlo; velocemente si è trascinata da sola sulla soglia di una fine prematura, abbandonando la sua patria senza fare troppo rumore all’età di 27 anni, spegnendosi sui passi della sua solitudine e lasciando uno dei più grandi capolavori della storia del rock: Pearl, suo ultimo disco, portava il nome che le davano gli amici per indicare la sua purezza d’animo, sporcata dagli eccessi e dall’incomprensione, dall’alcool e dalla droga, dalla falsa morale della società e da lei stessa. Il suo corpo è stato cremato e le ceneri sono state disperse nell’Oceano, lungo la costa di Maryn County, come simbolo della sua definitiva liberazione. Il suo tributo è stato portato avanti in onore della sua memoria dalle grandi figure rock-blues arrivate dopo di lei, che ancora oggi la ricordano e la scelgono come modello, da Patti Smith a Annie Lennox.

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