IL POTERE DELLE IDEE - Seconda puntata


La città è innevata e ovunque lampeggiano variopinte luci natalizie. La gente si muove frettolosamente per strada, cercando i doni per i propri cari. Le anziane ricurve lustrano la chiesa da cima a fondo ed il presepe è bello e pronto. Manca solo il bambinello. Dalle pasticcerie escono fragranze di ogni tipo che avvolgono i passanti con seducenti promesse. Le case sono decorate di auree filamenti che il debole vento agita nell’aria stanca della sera. Anche la casa del piccolo Marco è agghindata di tutto punto. L’albero, il presepe e le luci sul terrazzino. La mamma gli chiede di riordinare la camera. Effettivamente la cameretta di Marco è in autentico disordine ai suoi occhi. I lego sono ovunque, per non parlare poi dei Pokemon e dei Gormiti sparsi in ogni dove. Pile di giochi in scatola ammassati qua e là. Cassetti straripanti di ogni cosa. Ma il piccolo Marco non ne vuole sapere. A lui va bene così. Chi se ne frega se devono venire i parenti e la mamma vuole che sia tutto in ordine. Ma soprattutto, chi se ne frega dell’ordine! Lui si muove tranquillamente nel suo anfratto altamente entropico. Sono passati ormai dieci giorni, da quando spedì la sua lettera al vecchio Babbo Natale. Una grafia incerta e sconnessa imprimeva sulla carta patinata la scritte: per Babbo Natale – Polo Nord. La madre, non sapendo più che fare con il piccolo, decide di giocare l’asso nella manica: “Marco, se non metti a posto la camera Babbo Natale non passera di qui domani notte!” È inutile dire che nel giro di un’ora la richiesta di ordinare la stanza, viene esaudita con successo. Adesso Marco può concedersi qualche ora davanti a mamma TV, ignaro che il vecchio tarchiato dalle purpuree vesti è un’invenzione bella e buona. Forse Marco non scoprirà mai che il 25 dicembre era la festa romana del Sol Invicitus e che solo dopo il 325 d.C. questa ricorrenza pagana legata al culto del sole, divenne per editto imperiale, il suo caro Natale. Intanto, sullo schermo 42 pollici LCD risuonano di variopinti colori gli auguri Coca-Cola. La forza di quell’illusione sarà eguagliata solo dalla delusione nello scoprire che il vecchio Babbo non esiste. Io sono stato Marco e anche voi probabilmente. Ricordate quelle mattine speciali, spensierate, di cose incredibili e del caffellatte caldo in cucina, nell’attesa dei dovuti balocchi che compaiono al mattino affastellati sotto l’albero del soggiorno? Noi, figli privilegiati della macchina del progresso e delle promesse infrante, cresciuti nell’aurea atmosfera ovattata di speranza e bontà... Soffermiamoci un attimo.

Una rete fitta di credenze condivise, aspettative e storie artefatte funge da sostrato su cui può appoggiare la figura modificata di un antico vescovo asiatico. Geniale l’idea della sezione marketing della Coca-Cola, quando ha definitivamente trasformato l’arcigno vescovo a cavallo nel paffuto signore che porta gioie di plastica ai figli pasciuti del moderno occidente. L’odiato occidente, con la sua invidiata democrazia, con la sua libertà ed il suo progresso. Il punto è che un’idea effimera come quella di Babbo Natale, appoggiando su un giusto sostrato è stata capace di dirigere il comportamento di un bambino contro la sua stessa “volontà”. Se guardiamo la scena con sufficiente distacco ci rendiamo conto del potere che può esercitare un’idea che all’apparenza è così innocente.

Alessandro Melosso

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