JOSEPH, QUAL E' LA VERITA'

Convinto che le apparenze celino sempre un significato, Joseph Conrad ha dedicato un’intera vita letteraria al “power of the written word to make you hear, to make you feel... before all, to make you see”. E’ proprio attraverso la parola che Conrad riesce a scavare, sondare, interiorizzare e giustificare gli abissi dell’animo. Si pone come studioso del destino umano, pronto a scandagliare ogni aspetto della nostra vita, in termini psicologici e talvolta morali. Il compito del “workman of art” è illuminare quel misterioso dialogo fra l’essere umano e il contesto in cui è gettato, sempre immutato e al contempo soggetto ad alterazioni. All’interno di questo spettacolo del mondo, indifferente sennonché ostile e spietato, i suoi eroi ed eroine combattono per ritrovare se stessi e donare un senso alla propria esistenza. Anche quando decifrano la loro meta, il loro obiettivo da raggiungere, devono perseguirlo senza nessun altro tipo di sostegno morale che un’integrità puramente individuale, non più supportata da valori morali condivisi. La comunità è resa a una comoda utopia. Questa è la tenebra che regna sull’umanità di terraferma, in cui non esiste un codice morale comunitario, ma solo l’individuo nel suo profondo nichilismo e assoluto relativismo morale. Tutto ciò trova il suo antonimo nel “fellowship of the craft”, ovvero la comunità marinara, la quale si distingue nei suoi assoluti morali di forza, dovere, solidarietà e coraggio. Fuori dall’ambito marinaro, la vasta società urbana trova il suo equilibrio sulla cecità, la fatuità, l’illusione e l’ipocrisia. Tutti vivono, più o meno consapevolmente, la menzogna imposta da un assurdo senso civile, in cui anche le buone intenzioni risultano distorte o abortite. Consapevolezza o ignoranza? Dolore o anestesia? Rumore o silenzio?


Ovviamente la maggior parte degli uomini conradiani scelgono il secondo partito, per cui “non vale la pena indagare nelle cose della vita”. Beh, forse i personaggi no, ma ai lettori viene concessa questa possibilità. La possibilità di osservare, capire e giudicare l’universo di quelle pagine, specchio del proprio. Conrad non produce formule morali, ma stimola la percezione del lettore, per risvegliarlo dal profondo assopimento della sua coscienza. L’universo conradiano rimane eternamente contemporaneo, accostabile a ogni epoca storica e a ogni singolo caso umano. Infatti le vesti cambiano, gli uomini mai. Le menzogne mutano, ma la profonda verità rimane sempre la stessa.

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